Chiesa di Paderno

Santa Maria Nascente

Oggi …

e nei secoli!

La Chiesa di Paderno è dedicata a Santa Maria Nascente e fu costruita in stile modernista su progetto dell’architetto Orombelli. La sistemazione attuale è il frutto di un’opera di restauro ed abbellimento prospettata nel 1996, iniziata nel 1997 con la tinteggiatura esterna laterale e continuata tra il 2001 e il 2003 con i lavori interni. Ad oggi manca ancora il restauro e la tinteggiatura della facciata.

La facciata

La facciata presenta un pronao su tra pilastri corrispondenti ai tre portali. L’affresco posto sotto il portico, opera dell’artista Arturo Galli, è stato realizzato nel 1944 e rappresenta la Vergine Maria, il Bambin Gesù, San Gerolamo e San Bernardo di Chiaravalle (Santi questi particolarmente legati alla devozione dell’Immacolata).

L’interno

Entrando dal portone centrale ci appare a colpo d’occhio la planimetria interna a croce latina, a tre navate con transetto in cui si aprono due cappelle laterali.

S. Maria Nascente si estende per 53 metri in lunghezza, 21 metri in larghezza, 17 metri in altezza zona navata centrale e 26 metri in altezza zona cupola.
Venite….. visitiamola insieme !

La navata principale è voltata a botte mentre le laterali hanno copertura piatta. I fianchi sono scanditi da una sequenza di finestre tripartite e sulla crociera si eleva una cupola a spicchi con tiburio ottagonale secondo una tipologia tradizionale dell’architettura lombarda sin dal Medioevo. La vecchia pavimentazione composta da marmetti di graniglia in due colori è stata sostituita con marmo di botticino in grande formato nella zona presbiteriale (altare) e nel camminamento centrale che dal portone centrale conduce all’Altare. Identico formato e materiale è stato adottato per i riquadri posti lungo le navate laterali mentre per tutta la rimanente superficie è stato scelto un marmo di tradizione lombarda, il Bardiglietto chiaro, resistente, di colore grigio diafano con venature chiare.

Il presbiterio è imbiancato a bianco calce come pure la volta a botte e tutte le pareti. L’unica eccezione è costituita dai riquadri a soffitto che, nelle navate laterali, corrispondono ai campi chiari del pavimento: per loro è stato usato un colore ruggine scuro così che l’ossatura strutturale, composta dai pilastri, dalle lesene a parete e dalle travi, viene enfatizzata e contrapposta alla volta a botte della navata centrale.

Presso l’ingresso sono collocate due acquasantiere in marmo del XIX secolo provenienti dalla chiesa precedente. Opera di maestranze lombarde presentano forme semplici caratterizzate da fusti rigonfi e decorazione a toro. Sono citate già nell’inventario stilato nel 1902 dall’ora Parroco don Piccinelli.

A sinistra e a destra dell’ingresso, sulle pareti laterali, si aprono due nicchie alloggianti le statue di S. Antonio e quella della Vergine con il Bambino. Quest’ultima statua proviene direttamente dalla sommtà del timpano della vecchia chiesa e risale al 1300:1400 ca. Quando la vecchia chiesa era stata abbattuta, la statua insieme a molti altri arredi e paramenti sacri, era stata salvata e “messa a riposo” nel solaio della Chiesa attuale.

Proseguendo verso l’Altare, troviamo due cappelle laterali dedicate alla Madonna (a sinistra) ed al Crocifisso (a destra). La cappella della Madonna ospita l’altare della Vergine ed il quadro raffigurante le Madonna Addolorata con Gesù Crocifisso (attribuito alla prima metà del 1700) e le statue della Madonna del Rosario e di S. Giuseppe che si ritiene provengano anch’esse dalla chiesa precedente. Nella stessa cappella si trova anche l’effige di Maria Nascente, patrona della Chiesa. Questa effige è la copia fedele nei dettagli della statua che si trova nel Santuario di Maria Nascente a Milano. (ritorna)

Il Crocefisso ligneo

La cappella di destra ospita il Crocifisso ligneo del 1800 proveniente dalla vecchia chiesetta del Pilastrello. La prima collocazione del Crocifisso fu una cappella del cimitero da cui venne spostato per essere messo alla Chiesetta del Pilastrello. Da qui venne trasferito a S. Maria Nascente nel 1981: da sempre è oggetto di grande venerazione e considerato miracoloso. Il Crocifisso è stato oggetto di un atto sacrilego nel 1897 quando fu danneggiato da alcuni ladri introdottisi nella Chiesetta del Pilastrello, forse come ritorsione per non aver trovato elemosine. In quell’occasione furono prodotti danni considerevoli: il Crocifisso fu decapitato ed i rozzi tentativi di rimuovere i chiodi per togliere il Cristo dalla Croce produssero gravi danni sia alle dita della mano destra che ad entrambi i piedi. La Croce misura 3,20 metri mentre il Cristo è alto 1,75 metri.

Sopra le due porte laterali che conducono alle sacrestie vi sono due quadri di scuola veneta concesse in deposito alla nostra parrocchia il 2 luglio 1821. Si tratta dell’Assunzione della Vergine (1591-1592) attribuita ad Alessandro Maganza (proveniente dalla chiesa vicentina di Santa Chiara) e della Madonna adorata da San Giacomo (riconoscibile dalla conchiglia appuntata sul mantello e dal bastone da pellegrino, propri di S. Giacomo) attribuita a Palma il Giovane in discrete condizioni generali ma con la gamma cromatica offuscata dallo sporco.

Altre due tele di un certo rilievo artistico sono nella sacristia e sono opera di un manierista lombardo della fine del XVI secolo (forse Giulio Romano). Rappresentano “La Resurrezione del Cristo” e “L’Adorazione dei Pastori”.

Le “Instructiones” di San Carlo Borromeo avevano prescritto tassativamente la presenza di un lavabo in sacrestia. In quella della nostra Chiesa ne è conservato un esemplare in marmo del XVIII secolo anch’esso opera delle maestranze artigiane lombarde.

Ai piedi dell’Altare maggiore (sul lato sinistro) si trova il settecentesco fonte battesimale, eretto su un alto basamento cruciforme con volute a S e con vasca ottagonale. Una curiosità: sapete il perché della forma ottagonale? Ogni angolo rappresenta un giorno… i tradizionali sette da lunedì a domenica e il più importante, l’ottavo, l’eternità di cui il fonte battesimale ne è la porta. (ritorna)

L’Altare Maggiore (1733)

Sicuramente l’arredo di maggior livello qualitativo è l’Altare Maggiore (1733) coronato dalla statua della Madonna dell’Apocalisse (una rarità nella diocesi ambrosiana) posta tra due angeli inginocchiati. L’Altare maggiore, sopraggiunto fino a noi dalla precedente chiesa parrocchiale, è la tipica espressione artistica dela metà del settecento. Nel sepolcreto della mensa sono riposte le reliquie dei SS. Martiri Costantino, Defendente, Adeodato, Ecclesio, Manfredo e Savino rimosse dall’altare della vecchia chiesa.

Il Tabernacolo è di ottone dorato, posto tra lesene con capitelli floreali. Sulla porta sono rappresentanti il simbolo del nome di Cristo “Christos” dal greco ed una cerva, raffigurzione del salmo 42 “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, o Dio”.

L’Altare è coronato dalla Statua della Madonna (1733-1754) in marmo bianco di Carrara (210 x 80 cm) opera insigne attribuibile, attraverso manoscritti depositati presso l’archivio della nostra chiesa, allo scultore Di Pietro attivo in Duomo a Milano. La Vergine si innalza su un drago di cui sono visibili, sul davanti, la testa dalle fauci splancate, l’orecchio destro, le grosse zampe e la coda. La figura di Maria ha il capo rivolto verso l’alto: con il braccio e la mano destri stringe il bambino. La figura della Vergine ha il capo rivolto verso l’alto; con il braccio e la mano destra stringe il Bambino sotto il quale spuntano due testine alate di angioletti.

Ai lati della statua della Madonna sono posti due angeli inginocchiati in marmo bianco di Carrara aventi dimensioni di 120 x 50 cm ca., realizzati intono al 1750.

Collocati sulle pareti laterali dell’altare si trovano due tele di Bernardino Luini: “La conversione di San Paolo” e “Il sacrificio di Isacco”. Le tele sono state dipinte intorno al 1524, concesse in deposito alla parrocchiale di Paderno Dugnano il 18 gennaio 1847 e restaurate nel 1986-88 per conto della Sopraintendenza per i Beni artistici e storici di Milano. Le tele sono in realtà due ante d’organo provenienti dalla Basilica di S. Eustorigio a Milano e ciò spiega le grandi dimensioni e l’impostazione prospettica che presuppone un punto di vista fortemente ribassato. Nella “Conversione di San Paolo” è rappresentata in primo piano la caduta di San Paolo da cavallo, acceccato dal bagliore emanato da Cristo, mentre in secondo piano è raffigurata la decollazione del santo. Nel “Sacrificio di Isacco” in primo piano vi sono le figure di Abramo, Isacco e dell’Angelo mentre in secondo piano si nota la figuretta di Isacco che sale sul monte.

In mezzo al presbiterio troneggia l’altare composto da un unico blocco di marmo bianco del peso di circa 6 tonnellate, consacrato il 27 ottobre 2002 dal Cardinal Tettamanzi in una delle sue primissime visite pastorali.

La Croce settecentesca posta a sinistra dell’altare proviene anch’essa dalla vecchia chiesa.

All’artista Arturo Galli (1895-1963), pittore di arte sacra, venne affidata l’esecuzione delle vetrate che tuttora ornano le navate laterali. Le vetrate realizzate dal 1955 sino al 1963 (anno della morte dell’artista) rappresentano i Misteri Gaudiosi (sulla parete di sinistra) e Gloriosi (a destra) del Rosario. Di epoca successiva sono le due vetrate e il rosone sulla facciata. Sopra il portone d’ingresso é posto il dipinto “La Deposizione dalla Croce” realizzato dal nostro concittadino Giuseppe Cattaneo.

Sulle pareti laterali sono collocati anche i quadretti in bronzo della Via Crucis eseguiti dalla Scuola d’Arte Sacra “Beato Angelico” e posti in opera negli anni Settanta.

Sotto la zona del presbiterio si trova la Cripta: la nostra Chiesa è l’unica nei dintorni a possederla. L’altare della Cripta (opera della Scuola d’Arte Sacra “Beato Angelico”) venne consacrato nel settembre 1959 dal Vescovo Ausiliare Mons. Schiavini. (ritorna)

Il Campanile

Parte integrante della nostra Chiesa è il Campanile. Situato sul lato sinistro della Chiesa è stato costruito nel 1937 ed inaugurato solennemente in occasione della festa parrocchiale del 1938. E’ alto 66,20 metri alla sfera di rame che sostiene la Croce. Si regge su un basamento che si interra per 4,30 metri avente un perimetro di 15 metri. La cella campanaria è all’altezza di 42,50 metri. La balconata che corona la chiusura conica del campanile è posta a 54 metri. La Croce e il suo sostegno sferico misurano 2,70 metri.

La cella campanaria ospita un concerto di 8 campane (per un peso complessivo di 85 quintali) fuse presso la Fonderia Barigozzi di Milano e trasportate fino a Paderno su carri trainati da cavalli, preceduti e seguiti da una schiera di ciclisti (eravamo nel 1938…). Ogni campana reca l’immagine del Crocifisso (liturgicamente prescritta) ed è dedicata alla Madonna o ai Santi dai quali si invoca l’ntercessione e la protezione per la nostra Parrocchia. Le nostre campane sono dedicate a:

Campanone : a Maria Santissima Immacolata
II Campana : ai SS. Ambrogio e Carlo e ai Caduti in guerra
III Campana : a San Giuseppe
IV Campana : a San Bernardo
V Campana : a San Gerolamo
VI Campana : a San Michele Arcangelo
VII Campani : a San Gaetano
VIII Campana: a San Giovanni Bosco
(ritorna)

Santa Maria Nascente nei Secoli

C’è uno stretto legame tra la Chiesa parrocchiale e la comunità cristiana che la abita: non è possibile raccontare l’una senza l’altra. La Chiesa è espressione storica di una comunità: la comunità dei fedeli si identifica con la casa in cui vive l’esperienza di essere “Famiglia di Dio”. “Vi tornerà caro e gradito, o Padernesi, sapere e conoscere le origini nonché le vicende della vostra Chiesa, di quella chiesa ove i vostri buoni vecchi attinsero quella fede viva e forte, quelle luminose virtù di vita cristiana che, a voi tramandate e da voi emulate, formano il vostro vero e legittimo vanto”.

Con queste umili ma evocative parole, un opuscolo dell’ottobre 1921, probabilmente redatto dall’allora coadiutore don Antonio Regondi, presentava una breve storia della comunità ma soprattutto della chiesa parrocchiale. La breve ma intensa pubblicazione, oltre a tracciare la storia e le origini di Santa Maria Nascente, evidenzia in diversi passaggi un aspetto che possiamo definire fondamentale nella religiosità e nell’esperienza quotidiana dei Padernesi di allora e lungo la storia. La ricerca e la costruzione, non solo materiale, di una fabbrica di Santa Maria Nascente. Il documento, pubblicato allora per la consacrazione delle nuove campane, ci riporta quindi in un clima di rinnovato stupore quando i Padernesi poterono contribuire all’impresa esaltante di costruire, abbellire ed ampliare la loro chiesetta. Questo aspetto cioè il desiderio dei fedeli di avere una chiesa bella e sempre rinnovata, lo possiamo ritrovare in tutta la storia dal Medio Evo ai giorni nostri ed è la testimonianza viva e forte della religiosità locale. Non possiamo ignorare quindi, oggi, in un difficile tempo fatto di indifferenza e poca sensibilità religiosa l’importanza delle testimonianze che ci vengono dal nostro piccolo ma fiero passato.

Se la Paderno di epoca romana ci è praticamente ignota (tranne l’antico tempio pagano di Ercole situato nel giardino della casa parrocchiale) le testimonianze mediovali sono più ricche. I litigiosi Comuni di Paderno e Dugnano smettevano di lottare fra loro per opporsi al Barbarossa. Si era prima del 1159 ed il console di Milano era Manfredo da Dugnano. Da allora in poi, Paderno e tutti i comuni limitrofi appartennero per un lunghissimo e pesante periodo al feudo di Desio. La storia delle difficili condizioni di vita della popolazione contadina locale, ridotta fin quasi dentro il ‘900 ad una piccola plebe feudale è amara. Resta il fatto che Paderno, poco più di un borgo rurale, non aveva una sua Chiesa parrocchiale. I fedeli dovevano recarsi alla Pieve di Desio. Intorno al 1300 però si hanno testimonianze della Chiesa di San Michele posto a circa mezzo miglio fuori dal paese. La Chiesa, non più esistente da secoli, sarebbe da collocarsi stando alle testimonianze dei vecchi in quel lembo di terra, parallelo al Seveso e detto ancora S. Michele, situato fra via Camposanto e via dell Quercia. Ma la piccola chiesetta dove officiavano i canonici di Desio era allora lontana dal nucleo abitato e priva di rango.

Nel ‘400 parrebbe che un certo Omato Francesco, Marchese di Brinzona e Conte di Montierne, avesse donato ai Padernesi 200 pertiche di terra esenti da ogni servitù o tassa per erigervi una Chiesa. Nel 1450 circa, abbiamo quindi la prima Chiesa autenticamente Padernese. Si trattava di un edificio orientato ad est (secondo i canoni ecclesiastici precedenti il concilio di Trento) con la facciata verso il torrente Seveso e la via pubblica lungo il lato posteriore. Annessa vi era la casa parrocchiale. Venne chiamata chiesa parrocchiale della Natività di Maria. Sebbene la Chiesa fosse nata, ancora non aveva ottenuto un parroco stabile. Nel 1471 un certo Giovanni di Angera supplica il Duca di Milano di intercedere presso la Diocesi per ottenere le Parrocchie di Dugnano e Paderno. Ma i Canonici di Desio amavano dirigere quella chiesetta senza avere l’onere di reggerla stabilmente. Nel 1491 Giovanni Agostino Peggi, rettore di S. Maria Nascente, cedeva in affitto a Bartolomeo Carcano alcune terre. E’ così che nel 1511 i poco evangelici Canonici di Desio ottengono da Giulio II un breve apostolico per le decime sulle terre della Chiesa di S. Maria Nascente. Francesco Osnato ed i fratelli ottengono così dai Canonici il diritto di esazione e come contropartita versano ai Canonici 25 lire imperiali per ogni anno.

Nel 1563, finalmente arriva il primo Parroco di Paderno : Baldassare Boffa. Unraro documento del 1579, redatto in occasione della visita pastorale del Cardinal Carlo Borromeo, custodito nell’archivio diocesano milanese, presenta una “delineatio” ovvero una piantina dell’antica Chiesa. Era questa la prima testimonianza grafica della planimetria della Chiesa che doveva essere così: di pianta quasi quadrata con due navate asimmetriche; l’altare maggiore era collocato nella cappella di destra mentre sul lato sinistro si apre una seconda cappella con un altare minore. Tra i due altari era posto il fonte battesimale. La Chiesa presentava una sola porta di ingresso sul lato destro della facciata e due più piccole porte laterali che conducevano nel cimitero e nella sacrestia ed entrambe alla casa parrocchiale. Il Parroco Francesco Galbiato, constatata l’ineguatezza dell’edificio alle necessità liturgiche della riformata chiesa post-tridentina, procede dal 1577 al 1612 con alcuni lavori di sistemazione della chiesa parrocchiale. La successiva visita del Cardinale Federico Borromao nel 1604 segnala alcune modifiche consistenti: la descrizione presenta una chiesa a navata unica di forma pressoché quadrata, con pavimento in mattoni e tre porte in facciata.

La porta principale è sormontata da una statua della Vergine. Si pensa che tra la fine del ‘500 e l’inizio del secolo successivo furono eliminati i due pilastri che dividivano l’antica chiesa in due navate compromettendo probabilmente l’equilibrio statico dell’edificio. Nel 1612, don Girolamo Ratti, terzo Parroco, data la scomodità dell’edificio che per seguire i canoni ecclesiastici aveva la facciata rivolta verso il Seveso (e sempre sotto pericolo di subire danni durante le esondazioni del torrente) e dava le spalle al paese, chiede al Cardinale Borromeo ed ottiene una dispensa per cambiare l’orientamento della Chiesa e per rifarla sosanzialmente nuova. Il coro e l’altare sarebbero stati disposti ad occidente e la fronte verso il borgo.

Nel 1617, don Gerolamo pone la prima pietra della seconda Chiesa intitolata a S. Maria Nascente. La costruzione del nuovo tempio procede a rilento e con il solo aiuto dei paesani e dei priori della Scola del Santissimo Sacramento. I Padernesi con orgoglio e dedizione e con l’aiuto dei signorotti locali, ai quali don Gerolamo aveva rivendicato diritti precedentemente usurpati, compleatano nel 1620 l’altare maggiore, il coro ed un piccolo campanile di 4 piani e 3 campane. Nel 1630, don Ratti, combattivo e fiero Parroco Padernese, muore di peste. La seconda chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria Nascente venne definitavamente completata nel 1655 ad opera di don Arcangelo Agnello. Dagli scarsi documenti dell’epoca si deduce che la chiesa secentesca era caratterizzata da una navata unica convergente nella centralità dell’altare maggiore scandita da quattro cappelle laterali dovute al diffondersi del culto dei Santi. Nel 1754, uno scritto di Antonio Verri sottolinea l’equilibrio architettonico della Chiesa che dispone di un unico ingresso sormontato da una piccola statua della Vergine con il Bambino.

La Chiesa rimane immutata fino al 1843 quando il Parroco Luigi Tosi, vista l’insufficenza dell’edificio a contenere tutta la popolazione, progettò di allungarla di una campata mantenendo però invariati i volumi e le caratteristiche stilistiche della chiesa secentesca. I lavori finirono nel 1845. Dagli atti della visita pastorale del 1900, si rileva la necessità di un ulteriore ampliamento, non possibile però a causa della mancanza di spazio sia longitudinalmente che lateralmente. Da qui matura il progetto di una nuova parrocchiale e l’archivio conserva una grande quantità di disegni relativi alla facciata, le sistemazioni interne e gli arredi a cui non è stato dato seguito. Era collocata nella parte più occidentale dell’attuale piazza o sagrato della Chiesa e venne abbattuta completamente nel 1934 per dare luogo all’attuale S. Maria Nascente. Nel 1938 venne terminato il campanile. Della secentesca S. Maria esiste qualche rara foto della facciata e degli interni riccamente affrescati. (ritorna)

La Consacrazione -1934

ll rito della consacrazione (o Dedicazione) di una Chiesa è molto ricco e significativo: un edificio viene riservato ed elevato a luogo di culto cristiano. Leggere le cronache dei giorni della Consacrazione è condividere la gioia e l’importanza di un dono che i nostri padri ci hanno consegnato

Dalle cronache del tempo……
“Le grandiose feste che Paderno ha celebrato per la solenne Consacrazione del nuovo magnifico tempio rimarranno per sempre scolpite nella memoria dei Padernesi e saranno scritte a caratteri indelebili nella storia della Parrocchia.
Furono giorni di fede, di esultanza, di trionfo.
Preparata la popolazione spiritualmente da un triduo di predicazione tenuto nella vecchia Chiesa dal Rev.do Parroco di Palazzolo Milanese don Giovanni Redaelli, trasformate le vie del paese in lunghi viale fantasmagorici da fiori confezionati da lungo tempo, da festoni, da archi trionfali ti tutto le foggie, alle ore 17 del giorno 19, processionalmente con tutte le associazioni religiose si avvia a ricevere il Cardinale.
Alle 17.30 arriva S.Eminenza da Desio per la via Calderara.
E’ accompagnato dai suoi die Segretari don Terranno e don Galli e da Mons. Erminio Rovagnati Vicario Foraneo.
E’ ricevuto in piazza dalle tre fontane appositamente atte per la circostanza.
Deposte sull’altare eretto sotto la torre-faro le Reliquie dei Martiri da rinchiudersi nel sepolcreto della mensa dell’altare della nuova Chiesa, riceve l’omaggio del clero locale don Antonio Regondi (Parroco), don Luigi Radice (coadiutore), del clero dei paesi vicini e delle autorità del Comune: S.E. Marchese De Capitani d’Arzago, Cav. Rag. Alberto Tavecchio (Podestà), sig. Bartolomeo Capurro (Segretario politico), Arch. Nobile Don Alfonso Orombelli, Prof. Ing. Cavallé, Ing. Carlo Longoni, Comm. Dott. Ferdinando Uboldi, Comm. Avv. Emilio Ponti, Comm. Dott. Gaetano Riboldi, Sig. Mario Cappellini (Presidente della Congregazione di Carità), Dott. Giovanni Findica, Cap. Dott. G. Rotondi, Avv. Gino Ribaldi, Ing. Roberti, Sig. Augusto Maga, Prof.ssa Elvira Tolve (direttrice didattica), Dott. Aniceti, Maresciallo Comandante la Stazione RR Carabinieri, Segretario e Vice-Segretario Comunale, Fabbriceria e Commissione Pro Nuova Chiesa.
La processione si avvia alla Chiesa: le S. Reliquie portate da S. Eminenza vengono trasferite nella Cripta della nuova Chiesa doe autorità e popolo sull’esempio del Cardinale sostano in preghiera.

Portandosi nella vecchia Chiesa già smantellata, S. Eminenza sale il vecchio pulpito e rivolge un paterno discorso alle autorità e al popolo. Si congratula con i buoni Padernesi che in tempi di crisi in poco tempo hanno innalzato un grandioso tempio al Signore; poi spiega il simbolismo della cerimonia della Consacrazione che sarebbe incominciata alle tre del mattino.
Seguito poi dalle autorità e dalla Commissione visita il nuovo tempio, ammirando la sua grandiosità. Si intrattiene a famigliare colloquio con Sua Ecc. Marchese De Capitani d’Arzago e con gli in tervenuti congratulandosi per il contributo e per la cooperazione apprestata alla costruzione della nuova Chiesa.
Dopo la cena Sua Eminenza si porta di nuovo nella Cripta per la recita del S.Rosario e le preghiere della sera sempre circondato da una folla di gente mentre i Sacerdoti attendono alle Confessioni degli uomini.
Si inizia così la veglia notturna, la notte di preghiera.
E fu veramente tale poiché nessuno ha dormito o ben pochi. Alle tre del mattino la solenne cerimonia tanto attesa con impazienza da una moltitudine di popolo comincia a svolgersi. I fedeli ai quali ogni fase del cerimoniale è stata illustrata oltre che da Sua Eminenza poche ore prima, anche dal Parroco don Antonio Regondi nelle domeniche antecedenti, seguono i diversi momenti del suggestivo rito.

La benedizione dell’acqua lustrale, le aspersioni all’esterno per tre volte, la santificazione delle fondamenta, l’ingresso in Chiesa, la presa di possesso, la segnazione della Croce, l’abluzione dell’altare, le abluzioni della Chiesa interna, la traslazione delle Reliquie dei Santi Martiri Cotantino, Defendente, Adeodato, Ecclesio, Mabfredo e Savino che vengono riposte nel sepolcreto della mensa dell’altare, l’incensazione e consacrazione dell’altare dedicato a Maria Nascente, le unzioni delle dodice croci, il primo olocausto bruciante i ventidue grani d’incenso formanti le cinque croci sull’altare. Segue la S. Messa della Consacrazione. Al Vangelo Sua Eminenza illustra l’episodio di Zaccheo traendone insegnamenti e consigli, chiudendo con il motto ripetuto più volte Chiesa nuova, vita nuova.
Alla comunione generale più die duemila persone s’accostarono alla Sacra Mensa. Sue Eminenza distribuisce personalmente l’Ostia Santa agli uomini sull’altare che si accostano con grande devozione.
La cerimonia della Consacrazione ha termine alle 6.30.
Alle 7 precise, Sua Eminenza ritorna in Chiesa per l’amministrazione della S.Cresima a 200 bambini. Terminato d’amministrare il sacramento, rivolge un paterno discorso ai bambini, alle bambine, ai padrini e alle madrine concludendo ancora rivolto al popolo che gremisce la Chiesa : Chiesa nuova, vita nuova.
Alle 8, Sua Eminenza ossequito ancora dal sig. Pdestà lascia il tempio e sale a stento in automobile: il popolo con scrosciante applauso di affetto e di riconoscenza saluta il Pastore della Diocesi che si allontana benedicendo paternamente. Per tutta la giornata il nuovo tempio consacrato è visitato da una immensa folla. Così hanno termine le feste, che possiamo chiamare le feste della Consacrazione, della preghiera, della pietà.
E’ domenica 21. Le campane squillano di buon’ora svegliando i Padernesi. Sin dalle prime ore del mattino le vie sono animate: è il giorno della solenne inaugurazione della nuova Chiesa.
Il Corpo Musicale dell’Oratorio di Desio con le sue armonie porta una nota di allegria e di esultanza. Alle 10 si inizia la S.Messa Pontificale celebrata da Mons. Comm. Erminio Rovagnato Preposto Parroco di Desio, Vicario Foraneo, assistito dai Proff. Don Ambrogio Sartorelli del Collegio Pio XI di Desio e Don Bernardo Citterio del Seminario Arcivescovile di S. Pietro Martire. Sono presenti tutte le autorità che sono intervenute al ricevimento di Sua Eminenza. La Chiesa è letteralmente gremita.
Al Vangelo, Padre Giuseppe Ribaldi dei Domenicani tiene il discorso rievocando le antiche glorie e le cose care della vecchia chiesa e consegnando ai giovani la nuova.
La messa pontificale è accompagnata da scelta musica eseguita con maestria della Schola Cantorum parrocchiale.
Si chiude la funzione con una solenne processione eucaristica. Tutta la popolazione partecipa con le autorità al completo. Gesù Eucaristico è passato trionfalmente attraverso le vie della parrocchia ricevendo l’omaggio dei Padernesi e delle migliaia di persone dei paesi vicini. Dopo la solenne benedizione, clero e autorità si radunano all’Asilo per l’agape fraterno durante la quale ha regnato la massima cordialità ed esultanza per il grande avvenimento.
Lunedì 22 ottobre: Le campane squillano ancora allegre: è la seconda festa. Il Corpo Musicale dell’Oratorio di Desio aumenta la nota di esultanza. La Chiesa è sempre mèta di un pellegrinaggio ininterrotto di popolo. Alle 10 S. Messa solenne cantata dal Rev.do Parroco locale don Antonio Regondi. Al Vangelo tiene il discorso il Rev.do Parroco di Palazzolo. Scelta musica eseguita dalla Schola Cantorum Parrocchiale accompagna il sacro rito. Dopo la S. Messa segue una seconda solenne processione eucaristica persorrendo le vie oltre il Seveso e passando dinanzi al monumento dei gloriosi Caduti in guerra. E’ la prima volta che Gesù Eucaristico passa trionfalmente per quelle vie seguito da tutta la popolazione con raccoglimento edificante. La benedizione eucaristica, la seconda che si imparte nel nuovo tempio, chiude la festa.
Martedì 23 ottobre. Alla mattina ufficio solenne per tutti i morti della Parrocchia, in modo speciale per i Rev.di Parroci e Sacerdoti defunti dalla fondazione della Parrocchia.
Così si chiude il ciclo delle feste per la Consacrazione della Chiesa. In questi giorni Paderno ha visto migliaia e migliaia di persone passare per le sue vie senza il minimo incidente. Solo le Ferrovie Nord nei giorni 21 e 22 hanno riversato più di tremila persone.
Furono feste di vero tripudio e di vera esultanza trascorse in una unione cordiale di clero, autorità e popolo. Bravi Padernesi! Un vivo ringraziamento a tutti, autoità e popolo, alla Fabbriceria, alla Commissione pro Nuova Chiesa, alle Associazioni religiose e di AC che a mezzo delle loro presidenze hanno dato valido aiuto al nuovo tempio.
Ma è vero. la Chiesa è innalzata, è grandiosa, spaziosa, comoda… si va volentieri adesso in Chiesa. Non è ancora terminata però: vi sono ancora da saldare i debiti, bisogna pensare al campanile, alle campane, alla Casa Parrocchiale… Non speventiamoci: con la buona volontà, con la tenacia tutto si fa!
La generosità dei Padernesi ricchi e poveri farà in modo che anche le altre opere sorgano il più presto possibile.
Padernesi all’opera! Dio vi guarda, vi aiuta, vi benedice. Così sia.” (ritorna)