PassaParola del 10 luglio 2022
Passi dell’omelia di Papa Francesco in occasione del X incontro mondiale delle famiglie
Nell’ambito del X Incontro Mondiale delle Famiglie, questo è il momento del rendimento di grazie…. San Paolo, nella seconda Lettura, ci ha parlato di libertà. La libertà è uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo. Tutti desiderano essere liberi, non avere condizionamenti, non essere limitati, e perciò aspirano ad affrancarsi da ogni tipo di “prigione”: culturale, sociale, economica. Eppure, quante persone mancano della libertà più grande: quella interiore! La più grande libertà è la libertà interiore. L’Apostolo ricorda a noi cristiani che questa è anzitutto un dono, quando esclama: «Cristo ci ha liberati per la libertà!» (Gal 5,1). La libertà ci è stata donata. Tutti noi nasciamo con tanti condizionamenti, interiori ed esteriori, e soprattutto con la tendenza all’egoismo, cioè a mettere al centro noi stessi e a fare i nostri propri interessi. Ma da questa schiavitù Cristo ci ha liberati. A scanso di equivoci, San Paolo ci avverte che la libertà donataci da Dio non è la falsa e vuota libertà del mondo, che in realtà è «un pretesto per la carne» (Gal 5,13). No, la libertà che Cristo ci ha acquistato a prezzo del suo sangue è tutta orientata all’amore, affinché – come diceva e dice oggi a noi l’Apostolo – «mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri» (ibid.).
Tutti voi coniugi, formando la vostra famiglia, con la grazia di Cristo avete fatto questa scelta coraggiosa: non usare la libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto. Invece di vivere come “isole”, vi siete messi “a servizio gli uni degli altri”. Così si vive la libertà in famiglia! Non ci sono “pianeti” o “satelliti” che viaggiano ognuno per la sua propria orbita. La famiglia è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino. È il primo luogo dove si impara ad amare. Questo non dimenticarlo mai: la famiglia è il primo luogo dove si impara ad amare.
Fratelli e sorelle, mentre con grande convinzione ribadiamo questo, sappiamo bene che nei fatti non è sempre così, per tanti motivi e tante diverse situazioni. E allora, proprio mentre affermiamo la bellezza della famiglia, sentiamo più che mai che dobbiamo difenderla. Non lasciamo che venga inquinata dai veleni dell’egoismo, dell’individualismo, dalla cultura dell’indifferenza e dalla cultura dello scarto, e perda così il suo “dna” che è l’accoglienza e lo spirito di servizio. La traccia propria della famiglia: l’accoglienza, lo spirito di servizio dentro la famiglia.
La relazione tra i profeti Elia ed Eliseo, presentata nella prima Lettura, ci fa pensare al rapporto tra le generazioni, al “passaggio del testimone” tra genitori e figli. Questo rapporto nel mondo di oggi non è semplice ed è spesso motivo di preoccupazioni. I genitori temono che i figli non siano in grado di orientarsi nella complessità e nella confusione delle nostre società, dove tutto sembra caotico, precario, e che alla fine smarriscano la loro strada. Questa paura rende alcuni genitori ansiosi, altri iperprotettivi, e a volte finisce persino per bloccare il desiderio di mettere al mondo nuove vite.
Ci fa bene riflettere sul rapporto tra Elia ed Eliseo. Elia, in un momento di crisi e di paura per il futuro, riceve da Dio il comando di ungere Eliseo come suo successore. Dio fa capire ad Elia che il mondo non finisce con lui e gli comanda di trasmettere ad un altro la sua missione. Questo è il senso del gesto descritto nel testo: Elia getta sulle spalle di Eliseo il proprio mantello, e da quel momento il discepolo prenderà il posto del maestro per continuarne il ministero profetico in Israele. Dio mostra così di avere fiducia nel giovane Eliseo. Il vecchio Elia passa la funzione, la vocazione profetica a Eliseo. Si fida di un giovane, si fida del futuro. In quel gesto c’è tutta una speranza, e con speranza passa il testimone.
Quanto è importante per i genitori contemplare il modo di agire di Dio! Dio ama i giovani, ma non per questo li preserva da ogni rischio, da ogni sfida e da ogni sofferenza. Dio non è ansioso e iperprotettivo. Pensatelo bene, questo: Dio non è ansioso e iperprotettivo; al contrario, ha fiducia in loro e chiama ciascuno alla misura della vita e della missione. Pensiamo al bambino Samuele, all’adolescente Davide, al giovane Geremia; pensiamo soprattutto a quella ragazza, sedicenne, diciassettenne che concepì Gesù, la Vergine Maria. Si fida di una ragazza. Cari genitori, la Parola di Dio ci mostra la strada: non preservare i figli da ogni minimo disagio e sofferenza, ma cercare di trasmettere loro la passione per la vita, di accendere in essi il desiderio di trovare la loro vocazione e di abbracciare la missione grande che Dio ha pensato per loro. È proprio questa scoperta che rende Eliseo coraggioso, determinato e lo fa diventare adulto. Il distacco dai genitori e l’uccisione dei buoi sono proprio il segno che Eliseo ha compreso che adesso “tocca a lui”, che è ora di accogliere la chiamata di Dio e portare avanti quanto aveva visto fare al suo maestro. E lo farà con coraggio fino al termine della sua vita. Cari genitori, se aiutate i figli a scoprire e ad accogliere la loro vocazione, vedrete che essi saranno “afferrati” da questa missione e avranno la forza di affrontare e superare le difficoltà della vita.
Vorrei aggiungere anche che, per un educatore, il modo migliore di aiutare un altro a seguire la sua vocazione è di abbracciare con amore fedele la propria….
…. Care famiglie, anche voi siete invitate a non avere altre priorità, a “non volgervi indietro”, cioè a non rimpiangere la vita di prima, la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni: la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio, rimpiangendo il passato. E questa strada di rimpiangere il passato e non accogliere le novità che Dio ci manda, ci fossilizza, sempre; ci fa duri, non ci fa umani. Quando Gesù chiama, anche al matrimonio e alla famiglia, chiede di guardare avanti e sempre ci precede nel cammino, sempre ci precede nell’amore e nel servizio. Chi lo segue non rimane deluso!
Cari fratelli e sorelle, le Letture della liturgia di oggi, tutte, provvidenzialmente parlano di vocazione, che è proprio il tema di questo decimo Incontro Mondiale delle Famiglie: “L’amore familiare: vocazione e via di santità”. Con la forza di questa Parola di vita, vi incoraggio a riprendere con decisione il cammino dell’amore familiare, condividendo con tutti i membri della famiglia la gioia di questa chiamata. E non è una strada facile, non è un cammino facile: ci saranno momenti bui, momenti di difficoltà dove penseremo che tutto è finito. L’amore che vivete tra voi sia sempre aperto, estroverso, capace di “toccare” i più deboli e i feriti che incontrate lungo la strada: fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare, si purifica e si rafforza quando viene donato.
La scommessa sull’amore familiare è coraggiosa: ci vuole coraggio per sposarsi. Vediamo tanti giovani che non hanno il coraggio di sposarsi, e tante volte qualche mamma mi dice: “Faccia qualcosa, parli a mio figlio, che non si sposa, ha 37 anni!” – “Ma, signora, non gli stiri le camicie, incominci lei a mandarlo un po’ via, che esca dal nido”. Perché l’amore familiare spinge i figli a volare, insegna loro a volare e li spinge a volare. Non è possessivo: è di libertà, sempre. E poi, nei momenti difficili, nelle crisi – tutte le famiglie ne hanno, di crisi – per favore non prendere la strada facile: “torno da mamma”. No. Andate avanti, con questa scommessa coraggiosa. Ci saranno momenti difficili, ci saranno momenti duri, ma avanti, sempre. Tuo marito, tua moglie ha quella scintilla di amore che avete sentito all’inizio: lasciatela uscire da dentro, riscoprite l’amore. E questo aiuterà tanto nei momenti di crisi. La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi! La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret, ed è fatta principalmente di famiglie. Che il Signore vi aiuti ogni giorno a rimanere nell’unità, nella pace, nella gioia e anche nella perseveranza nei momenti difficili, quella perseveranza fedele che ci fa vivere meglio e mostra a tutti che Dio è amore e comunione di vita.
Papa Francesco, 25 giugno 2022
Carlo Maria Martini in 8 parole
Ricordare il nostro cardinale a 10 anni dalla morte (31.08.2012) e a 20 dalla sua rinuncia al governo pastorale della nostra Arcidiocesi (11.07.2002). Anniversari significativi per ripensare il ricchissimo magistero dell’indimenticabile pastore. Per questo il portale della Diocesi propone un itinerario minimo per fare memoria di un pensiero di straordinaria attualità, aiutando a comprendere tempi così complessi come quelli che stiamo vivendo. «Martini in 8 parole» è il titolo del dossier che andrà articolandosi una volta alla settimana (il lunedì) a partire dall’11 luglio fino al 29 agosto. Farsi prossimo, città, guerra e pace, comunicazione, Europa, Parola, Chiesa in uscita e dialogo sono le 8 parole, che ovviamente non esauriscono il vasto magistero del Cardinale, ma sono una “porta di ingresso” per approfondire.
Per chi ha conosciuto il Cardinale è l’occasione di apprezzare nuovamente la finezza della sua riflessione e della sua testimonianza. Per i più giovani è la possibilità di scoprire una figura che così tanto ha inciso nella vita della Diocesi, della Chiesa universale e nella società civile.
Conclusione oratorio feriale
Giovedì 15 in oratorio in Odb serata di conclusione dell’esperienza dell’oratorio
estivo. Il programma di massima:
- dalle 18.00: giochi conclusivi in entrambi gli oratori e classifica finale
- dalle 19.30: apertura stand gastronomico solo a Paderno in Odb
- ore 21.00: inizio serata con video delle foto dell’oratorio estivo 2022
Un proverbio alla settimana …….
“Se vuoi volare in cielo con Maria, d’umiltà e preghiera fatti compagnia”